Raffaella era una ragazza allegra, di aspetto piacevole e attraente.
Per ricevere da lei qualche sorriso ed una qualsiasi forma di attenzione, io cercavo di aiutarla durante i compiti in classe, rischiando la severità dei professori e l’ironia dei compagni.
D’altra parte eravamo in molti a corteggiarla e ciascuno giocava le sue carte o almeno quelle che sapeva di possedere.
Io ritenevo di trovarmi sul fondo della graduatoria dei pretendenti. La mia seriosità di studente un po’ secchione, i limiti del mio fisico sia estetici che funzionali, mi si presentavano come un ostacolo pressoché insormontabile.
Ciò nonostante camminavo sulla mia strada nella illusione che prima o poi i miei desideri avrebbero incontrato maggiore fortuna.
Le voci del paese dicevano che Raffaella frequentasse con piacere ragazzi più grandi di noi, ragazzi più disinvolti e più audaci, già in grado di confrontarsi con il mondo del lavoro e con i pericoli della vita sociale.
Soprattutto Eugenio, il capo banda del mio quartiere, aveva fatto sapere che Raffaella era la sua ragazza e che avrebbe punito gravemente tutti coloro che avessero continuato a gironzolare, durante il pomeriggio, intorno alla sua casetta di periferia nei pressi della stazione.
Io trascorrevo molte ore intorno alla casa di Raffaella. Quelle minacce turbarono la mia immaginazione e la loro forza terrifica bloccava sul nascere le mie iniziative.
Una sera mi feci coraggio ed il desiderio prevalse sulle immagini della paura. Mi spinsi con decisione verso la casa, passando per la via principale, la più diretta.
Anche se tremavo di paura, non volevo dare l’impressione di un comportamento furtivo, volevo semplicemente il mio diritto e il mio desiderio.
Arrivato sotto la casa fui raggiunto immediatamente dalla voce di Eugenio che apparve come una freccia sulla sua bicicletta gialla.
La sua voce era tagliente e alterata, il suo volto quasi furioso.
Senza scendere dalla bicicletta, mi disse che voleva essere buono e considerare la mia presenza in quel posto come il frutto di una pura casualità. Aggiunse che comunque non ci sarebbe stato un secondo incontro senza gravi conseguenze per la mia incolumità fisica.
Io non ebbi la forza di replicare e mi allontanai lentamente, quasi stordito da quanto era successo.
Sulla strada del ritorno avvertivo con sorpresa un emergente sentimento di fierezza che disorientava la mia comprensione dell’accaduto.
A poco a poco compresi che la vistosa alterazione di Eugenio dimostrava che apparivo comunque come un rivale inquietante. Non potevo certo pensare di sostenere uno scontro fisico con Eugenio, cionondimeno la mia determinazione aveva scosso il suo quasi leggendario sentimento di padronanza.
Per la prima volta quel giorno cominciai a pensare che in me ci fosse più forza di quanto avessi creduto fino ad allora. Questo pensiero rendeva più deciso il mio passo e più attraenti le forme del futuro.